E’ possibile una stagflazione (stagnazione+inflazione) negli USA in stile anni ’70, e quindi la fine della crescita degli indici azionari?
Vediamo di rispondere a questa domanda nell’unico modo possibile: mostrando i dati a nostra disposizione.
Nella figura in allegato si possono vedere i tre elementi fondamentali per fornire una risposta cioé nell’ordine, dall’alto in basso: 1)INFLAZIONE CORE 2) FIDUCIA DEI CONSUMATORI 3) MARKIT PMI DELLA MANIFATTURA (che misura il tasso di crescita della manifattura USA).
1) INFLAZIONE: l’inflazione fatica a scendere. Come si può notare dalla figura in alto, quella “CORE”, che é probabilmente quella maggiormente considerata dalle autorità monetarie per prendere decisioni in materia di tassi, fatica a rientrare. Nonostante i tassi siano ancora elevati, superiori al 5%, l’inflazione si sta rilevando “sticky” cioé difficile da addomesticare. Da parecchi mesi si attesta ben al di sopra del 3%. Questo significa che vi sono alcune componenti dell’inflazione che non sono controllabili dalla politica monetaria, in quanto attive dal lato dell’ offerta: PROBLEMI DI CATENE DI APPROVVIGIONAMENTO, BARRIERE DOGANALI, PROBLEMATICHE GEOPOLITICHE
2) FIDUCIA DEI CONSUMATORI: abbiamo messo per comodità solo questo indicatore, ma altri stanno dicendo la stessa cosa: il consumatore USA comincia ad essere sfiduciato proprio a causa del costo della vita che fatica a rientrare nei ranghi e dei tassi che restano molto elevati e che, molto probabilmente, scenderanno poco o con difficoltà nel prossimo futuro
3) CRESCITA ECONOMICA: é tutt’altro che vivace ed anch’essa sta faticando parecchio, sia nella manifattura (immagine) che nel settore dei servizi, che fornisce il traino principale all’economia statunitense
IN SINTESI: il rischio stagflazione negli USA é sicuramente presente. Negli ultimi anni il COVID e le tensioni geopolitiche varie hanno causato un insieme di problematiche che sono difficilmente controllabili semplicemente attraverso la politica monetaria. La deglobalizzazione in atto sta facendo pressione sui prezzi degli approvvigionamenti. Ovviamente questo non significa che il rischio, che per ora é e rimane tale, diventerà realtà: bisogna attendere la pubblicazione dei prossimi dati per capire come si modificheranno le prospettive. Rimaniamo in questa fase comunque esposti al rialzo sui mercati azionari, che rimangono ben impostati per ora, con un po’ di prudenza in più rispetto al solito.
PER L’ULTIMO REPORT DI ANALISI INTEGRATA E LA NOSTRA STRATEGIA SULLE BORSE CLICCA QUI