"È vero che le Borse crescono quando l'economia cresce e si sgonfiano quando l'economia va male?"
"Se si riuscisse a capire quali variabili davvero guidano i movimenti dei mercati sarebbe possibile sfruttarne al massimo le tendenze e uscirne con tempismo, quando le circostanze lo richiedano?"
1)
Il movimento delle Borse é assolutamente casuale e scorrelato dall’andamento dell’economia
2)
Le Borse si muovono
seguendo una logica
Mi pareva ingenuo ipotizzare che chi mette dei soldi reali sul mercato finanziario si comporti come se fosse al casino’. Gli operatori finanziari, anche se magari non agiscono in maniera perfettamente logica e razionale – dietro i guadagni e le perdite monetarie vi sono sempre emozioni in abbondanza – in realtà compiono delle scelte che tendono ad essere le più razionali e meno rischiose possibile.
Per un periodo ho fatto altro (Controllo di Gestione e Contabilità in FIAT e altrove), e verso il 2000 (il cambio di millennio ha provocato un click anche dentro di me) ho deciso di trovare una risposta.
Ho pertanto cominciato ad approfondire sia in autonomia che grazie a dei corsi Post Universitari (AIAF e MASTER IN FINANZA a Torino) le basi dell’Analisi Finanziaria.
Nel 2003 – ma i dati che ho cominciato ad analizzare risalgono al 2001, anno delle Twin Towers e dello scoppio della bolla internet – ho effettuato un’analisi di correlazione tra alcuni dati macroeconomici e l’andamento dei mercati finanziari. I dati che analizzavo allora erano i PMI Markit e l’Indice ZEW, con qualche altro indicatore di sentiment: in quella salita quasi ininterrotta della Borsa italiana ed internazionale durata dal 2003 a metà 2007 ho avuto modo di registrare accuratamente le correlazioni tra queste variabili ed i mercati ed aiutarmi al contempo con l’Analisi Tecnica (fondamentale metodologia per operare sui mercati). Col passare del tempo ho notato che le correlazioni erano evidenti e che l’Analisi Macroeconomica e quella Tecnica non solo potevano essere utilizzate insieme, ma addirittura si spiegavano e rafforzavano a vicenda. Ma quando fosse arrivata una crisi? L’avrei capito per tempo?
Nel 2007, i primi segnali di terremoto dei mercati sono giunti proprio dall’Indice ZEW e dal cedimento di alcuni fondamentali livelli tecnici – queste sono cose che ancora oggi spiego al Master in Wealth Management della SAA di Torino dove sono Professore a contratto. Ed é proprio allora, alla prima vera crisi di mercato, che ho capito di essere sulla strada giusta: la metodologia mi aveva permesso di identificare con tempismo un punto di chiusura totale delle posizioni. Nel corso degli anni successivi ho continuato ad analizzare i mercati borsistici di mezzo mondo affinando il metodo ed aggiungendo alla metodologia di Analisi un insieme selezionatissimo di variabili macroeconomiche e di mercato (Volatilita’, Spread e altri indici macro anticipatori) che mi hanno permesso di perfezionare sempre più l’Analisi Integrata.
La studio della volatilità, in aggiunta alla metodologia, mi ha permesso di ottenere preziose informazioni con riguardo all’attendibilità del segnale di inversione fornito dai dati macroeconomici anticipatori.
Ecco dunque spiegato perché il termine “Analisi Integrata”: la metodologia “integra” delle fondamentali variabili macroeconomiche e di mercato con l’analisi tecnica e fondamentale. Essa si comporta come una sorta di “rete neurale” – con una continua interazione tra dati e variabili – ed utilizza unicamente i dati chiave che davvero guidano i movimenti dei mercati. Questi dati in realtà non sono molti. La maggior parte della variabili macro infatti (inflazione, produzione industriale, scorte, PIL…) non hanno alcuna correlazione con l’andamento dei mercati finanziari – perlomeno non direttamente, al limite in maniera riflessa – e sono addirittura d’impaccio nella comprensione delle dinamiche delle Borse.